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mercoledì 10 giugno 2015

10/06/2015 I traumi di mano e polso nel portiere di calcio


Buffon, Zoff, Preud’homme, Lev Yashin e René Higuita. Nel gioco del calcio, quello del portiere è in assoluto il ruolo più folle, romantico e letterario. Stefano Benni, Umberto Saba e Darwin Pastorin ne hanno decantato le gesta, restituendoci l’immagine di un atleta a metà tra solitudine e parate memorabili.


Quello dell’estremo difensore è anche un ruolo particolarmente esposto al rischio di infortuni e patologie, con particolare riferimento ai traumi a carico di mano e polso. “La posizione in campo e la specificità del gesto atletico (tuffi, uscite e cadute a mani protese), l’urto contro i pali della porta, la durezza tipica del terreno in area di rigore e gli scontri con gli avversari possono determinare un vasto numero di traumi e patologie quali fratture di polso, lussazioni interfalangee, pollice del “portiere” e frattura dello scafoide”, spiega il Dott. Massimo Massarella, chirurgo ortopedico della clinica Villa Stuart.

Dott. Massarella, quali sono i principali rischi a cui si espone un portiere di calcio?
“Nel gioco del calcio, circa il 10% degli infortuni sono a carico di mano e polso. Durante la partita il portiere è chiamato ad eseguire gesti tecnici specifici e interventi particolari come tuffi, uscite spericolate e cadute a mani protese. Queste situazioni di gioco possono causare traumi e patologie come lussazioni interfalangee e metacarpofalangee, pollice del “portiere” e frattura dello scafoide. Uno dei casi più ricorrenti è legato alla cosiddetta lesione della fibrocartilagine triangolare ”.


Di cosa si tratta?
“La fibrocartilagine triangolare è una formazione capsulo-legamentosa (messa a ponte tra l’estremità del radio e l’ulna) in grado di favorire i movimenti di prono supinazione del polso coadiuvati dal gomito”.


Con quali sintomi si manifesta la lesione?
“I sintomi più evidenti sono dolore ed impotenza funzionale: gesti quotidiani come sollevare un oggetto e/o forzare la presa, possono risvegliare il dolore. Talvolta, il paziente riferisce di un piccolo scatto del polso, come se il radio e l’ulna si sovrapponessero”.


In che modo viene diagnosticata?
“La diagnosi passa per una visita accurata, accompagnata da specifici esami strumentali come ecografia, TAC e risonanza magnetica. Attraverso le suddette indagini lo specialista decide se intraprendere un trattamento conservativo oppure chirurgico”.


L’artroscopia di polso risulta decisamente utile. Quali aspetti sostanziano questa procedura chirurgica?
“L’artroscopia è una tecnica chirurgica in grado di fornire l’esatta diagnosi della gravità di lesione, favorendo la riparazione della stessa. Tecnicamente, attraverso piccole incisioni, viene inserito l’artroscopio nell’articolazione; lo strumento trasmette le immagini sul monitor permettendo così al chirurgo di osservare perfettamente l’interno dell’articolazione”.


Quali i tempi di recupero?
“Nelle lesioni semplici il recupero post – operatorio è immediato, mentre in caso di lesioni complesse sono necessarie alcune settimane”.


Casa di Cura Villa Stuart
Via Trionfale, 5952 – 00136 Roma
Tel. 06. 355281 – 06. 35528433
www.villastuart.it – www.massimomassarella.it

giovedì 17 aprile 2014

La tendinite da mouse


Una sindrome connessa all'uso delle nuove tecnologie. Il Dott. Massimo Massarella spiega: "Se la patologia viene trascurata degenera in una tenosivite stenosante o Morbo di De Quervain"

Con il diffondersi di Internet e delle nuove tecnologie di comunicazione, il mouse si è ritagliato uno spazio importante nella nostra vita quotidiana. L'utilizzo eccessivo dello strumento può indurre a patologia tecnologica: la tendinite da mouse. Quest'ultima comporta una grave infiammazione del pollice e non ha nulla a che vedere con la sindrome del tunnel carpale (nervo del polso compresso del legamento). Tra i soggetti più esposti annoveriamo coloro che per motivi professionali utilizzano il computer con grande intensità e frequenza: grafici, disegnatori, blogger e programmatori. Cause, sintomi e terapie, con il contributo del Dott. Massimo Massarella, medico chirurgo specialista in ortopedia e traumatologia presso la clinica Villa Stuart.

Dott. Massarella, che cos'è la tendinite da mouse?
"Un'infiammazione che interessa alcuni tendini del pollice, collegata all'uso frequente dello strumento. La tendinite da mouse è una sindrome da sovraccarico del tendine adduttore lungo del pollice e del tendine breve estensore, dettata da particolari movimenti".

Nello specifico, quali movimenti determinano l'insorgenza della patologia?
"Ovviamente, per spostare il cursore sul videoterminale è necessario compiere dei movimenti con il mouse. La pressione esercitata dal braccio e dalla mano sullo strumento di lavoro, il primo dito in abduzione, portano all'infiammazione dei suddetti tendini".

Quali sono i sintomi più evidenti?
"Possiamo riscontrare dolore e difficoltà di movimento del polso e del pollice".

I malati aumentano in maniera esponenziale. Quali consigli dispensare?
"Non bisogna trascurare sintomi e campanelli d'allarme. Se la patologia viene trascurata degenera con particolare danno a carico dei tendini. Alcune volte si associa anche ad una sofferenza del nervo mediano con presenza di formicolii alla mano, prime tre dita e diminuzione della loro sensibilità"

In questi casi che genere di trattamento si privilegia?
"La terapia prevede l'uso di un opportuno tutore che mette il pollice a riposo (rizosplit), antinfiammatori ed antidolorifici locali, terapia fisica, tecarterapia e ionoforesi. Nei casi più acuti, potrebbe rendersi necessario il trattamento chirurgico".


Via Trionfale, 5952 - Roma

Tel. 06. 355281 - 06. 35528200

lunedì 16 aprile 2012

16/04/2012 Le cisti dorsali del polso

LE CISTI DORSALI DEL POLSO

“Fitness Corner”: Rubrica a Cura del Dott. Massimo Massarella, Medico Chirurgo Specialista in Chirurgia della mano, del polso e del gomito a Villa Stuart – Rivista Motormedia

La cisti sinoviale è una tumefazione di natura non tumorale ripiena di liquido lubrificante, lo stesso che si trova all’interno delle articolazioni e delle guaine dei tendini. Le cisti sinoviali dorsali del polso rappresentano circa il 60% di tutte le neoformazioni dorsali e provengono direttamente dall’articolazioneradiocarpica. La stima di queste neoformazioni, secondo la letteratura medica, è di circa 43 su 100.000 pazienti. Si tratta di una patologia che colpisce prevalentemente le persone giovani, dai 20 ai 40 anni, in particolar modo le donne. Le cisti, il più delle volte, si mettono in evidenza dopo un evento traumatico oppure compaiono lentamente fra i tendini estensori come una piccola tumefazione che con il tempo va ingrandendosi. L’evoluzione clinica e sintomatologica è varia e spazia dal dolore alla limitazione funzionale oppure si diagnostica senza alcuna sintomatologia a carico ma solo con la tumefazione visibile.



Le cisti sottolegamentose piccole dorsali sono quelle più dolorose in quanto sono compresse sotto i legamenti e i tendini del polso. Le cisti voluminose, al contrario, non sono assoggettate a dolore ma evocano un senso di “impigment” dorsale ai movimenti delle dita e del polso. Se la cisti non provoca dolore o non limita il movimento, è sufficiente controllare che essa non aumenti di volume. La diagnosi è clinica con la scoperta della tumefazione, strumentale con la diagnostica per immagini che si avvale della semplice ecografia sino alla risonanza magnetica in quelle cisti grossolane che coinvolgono anche i tendini estensori delle dita. La terapia può essere minima, ovvero aspirare la cisti con l’introduzione di cortisonici, ma in questo caso non si elimina completamente l’insieme della cisti e il suo peduncolo che la collega all’articolazione, aumentando così la probabilità di una ricomparsa.

La soluzione chirurgica con il classico intervento di asportazione mediante apertura dorsale del polso e ricostruzione dei piani articolari è più completa e permette un’asportazione più precisa del tessuto interessato. L’intervento, della durata di 20/40 minuti, viene effettuato in Day Surgery con anestesia locale e l’applicazione di una stecca rigida e punti di sutura che saranno rimossi dopo una decina di giorni. Attualmente, con l’avvento delle tecniche mini invasive artroscopiche è possibile trattare queste patologie per via percutanea tramite l’utilizzo di strumenti di 2 mm di diametro che, mediante ottica e aspiratore motorizzato, possono eliminare la neoformazione senza cicatrici dorsali al polso consentendo un recupero funzionale precoce.

Le complicanze post-operatorie sono generiche: infezioni, cicatrici esuberanti in caso di chirurgia aperta oppure artrofibrosi interna al polso. Le recidive sono possibili e vengono stimate attorno al 20%. La riabilitazione deve iniziare precocemente per evitare fibrosi interne e quindi una riduzione della flesso estensione con esercizi di stretching capsulare e ginnastica propriocettiva sino al completo recupero dei movimenti del polso.

La completa ripresa avviene all’incirca un mese dopo l’intervento.


(Dott. Massimo Massarella, Specialista in Chirurgia della Mano, del Polso e del Gomito)


Per info ed appuntamenti:

Casa di Cura Villa Stuart
Via Trionfale, 5952 – Roma (RM)
06.35528200 – 06. 35528308

Sito web: www.villastuart.it



lunedì 15 novembre 2010

Automobilismo e Patologie


PILOTI AI “BOX”
FRATTURE DEL POLSO E DELLA MANO


Driver costretti allo stop. Frattura prossimale dell’indice per Vicky Piria, della scuderia Team Tom Cat Racing, curata dal Dott.Massimo Massarella, Medico Chirurgo a Villa Stuart

(p.b.)

Quando sterzo, controsterzo e testacoda diventano fatali. Nei piloti, la frequenza e l’intensità delle vibrazioni, può condurre all’insorgenza di patologie del polso e della mano. La guida, e con essa il forte impatto di trazione, può provocare patologie a carico di nervi e lesioni legamentose.
Le mani giunte sul volante, soggette a movimenti repentini e sterzate ad alta energia.
In questo quadro, si inseriscono i traumi diretti e violenti, responsabili di fratture del polso.

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Non vanno poi trascurati i traumi a carico delle dita, parte integrante dell’atto di guida.
Attingendo a piene mani dalla casistica, citiamo il caso di Vicky Piria, giovane driver infortunatasi lo scorso 29 settembre, in occasione di un test al Mugello. Alla guida della sua monoposto, il fiore all’occhiello della rassegna “Formula Abarth” esce di pista. La diagnosi desta non poche preoccupazioni all’interno del Team Tom Cat Racing: frattura di una falange prossimale dell’indice (mano destra n.d.r.).

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VIcky Piria, giovane driver italo-inglese

Dopo circa 12 giorni, Vittoria torna a gareggiare, grazie anche al supporto medico del Dott. Massimo Massarella, Medico Chirurgo specializzato in Ortopedia e Traumatologia presso la Casa di Cura Villa Stuart. La versione di uno degli artefici della prodigiosa guarigione: “Vicky presentava segni clinici evidenti, confermati dalla risonanza radiologica effettuata. Nel suo caso, ho privilegiato un approccio di tipo conservativo, applicando un mini-tutore di protezione. Si è trattato di un recupero efficace quanto immediato, agevolato dalla determinazione dell’atleta”.

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Il Dott.Massimo Massarella, Medico Chirurgo specializzato in Ortopedia e Traumatologia

La bontà del recupero è testimoniata dall’ottima gara disputata al Mugello lo scorso 10 ottobre, penultima prova del Campionato Italiano di Formula Abarth, nel corso della quale, la ragazza ha sfoderato un’ottima prestazione.
Come detto, i piloti, proprio per la specificità della loro disciplina, vanno incontro al ripetersi di micro-traumi a carico di polso, mano e dita.


Lo specialista traccia il sentiero per un pronto ritorno alla pratica sportiva: “In presenza di patologie e fratture riscontrate negli sportivi, viene proposto un trattamento non invasivo, tenendo in debita considerazione la priorità degli atleti stessi: tornare alla piena efficienza fisica nel più breve tempo possibile”.


Per quanto riguarda gli accertamenti necessari, l’esame clinico disposto deve essere eseguito ad entrambi gli arti superiori, in modo da comparare il lato sano a quello malato, attraverso il c.d. range di movimento
( R.O.M.), sia del polso che delle articolazioni minori.


“Oggi – continua il Dott. Massarella – esistono “splint” o tutori che garantiscono la guarigione ed il ritorno alla guida nel giro di 2-3 settimane, a patto che non vi siano frammenti scomposti”.Vicky ce l’ha fatta in appena 12 giorni. Il prossimo circuito le si schiude davanti. Il piede torna a pigiare deciso sull’acceleratore.