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lunedì 21 gennaio 2013

I traumi di mano e polso nei portieri

Nel calcio, l’estremo difensore è esposto al rischio di traumi ed infortuni a carico di mano e polso. Principali patologie, sintomi e trattamenti. Il Dott. Massimo Massarella apre all’artroscopia



Di Paolo Brandimarte


Buffon, Zoff, Preud’Homme, Lev Yashin e René Higuita. Il ruolo del portiere è di sicuro il più folle, romantico e letterario del calcio. Stefano Benni, Umberto Saba e Darwin Pastorin ne hanno decantato le gesta, restituendoci l’immagine di un atleta a metà tra solitudine e parate memorabili. Nel gioco del calcio, quello dell’estremo difensore è anche uno dei ruoli maggiormente soggetti ad infortuni e patologie, con particolare riferimento ai traumi a carico di mano e polso.

Dott. Massarella, il ruolo del portiere è affascinante quanto “pericoloso”. Quali sono i rischi?
“Nel gioco del calcio, circa il 10% degli infortuni sono a carico di mano e polso.
Durante la partita, il portiere viene chiamato ad interventi particolari come tuffi, uscite spericolate e cadute a mani protese. Queste situazioni di gioco possono causare traumi e patologie, come lussazioni interfalangee e metacarpofalangee, pollice del “portiere” e frattura dello scafoide. Uno dei casi più ricorrenti attiene alla c.d. lesione della “fibrocartilagine triangolare.”

Di cosa si tratta?
“La“fibrocartilagine triangolare” è una formazione capsulo-legamentosa (messa a ponte tra l’estremità distale del radio e l’ulna) in grado di favorire i movimenti di prono supinazione della mano e del gomito”.
Dr. Massimo Massarella

Con quali sintomi si presenta la lesione?
“I sintomi più evidenti sono dolore ed impotenza funzionale. Ancora, gesti quotidiani come sollevare un oggetto e/o forzare la presa, possono risvegliare il dolore. Talvolta, il paziente riferisce di un piccolo scatto del polso, come se il radio e l’ulna si sovrapponessero”.

In che modo viene diagnosticata?
“La diagnosi passa per una visita accurata, accompagnata da specifici esami strumentali come ecografia, TAC e Risonanza Magnetica. Attraverso queste indagini, lo specialista decide se intraprendere un trattamento di tipo conservativo o chirurgico”.

L’artroscopia di polso risulta particolarmente utile. Quali sono gli aspetti salienti di questa procedura chirurgica?
“L’artroscopia è una tecnica chirurgica in grado di fornire l’esatta diagnosi della gravità di lesione, favorendo la riparazione della stessa. Tecnicamente, attraverso piccole incisioni viene inserito in un’articolazione l’artroscopio. Lo strumento trasmette le immagini sul monitor permettendo così al chirurgo di osservare direttamente l’interno dell’articolazione”.

Quali i tempi di recupero?
“Nelle lesioni semplici il recupero post – operatorio è immediato, mentre in caso di lesioni complesse sono necessarie alcune settimane”.
Casa di Cura Villa Stuart
Via Trionfale, 5952 – 00136 Roma
Tel. 06 355281 - 06 35528433




mercoledì 2 novembre 2011

Il Dott. Massimo Massarella a Motormedia, mensile dedicato ai motori

Magazine Motormedia: all'interno della rubrica "Fitness Corner" si parla di lesioni da compressione del nervo ulnare del gomito, con il Dott. Massimo Massarella, Medico Chirurgo a Villa Stuart.

Lo specialista riassume gli aspetti salienti della patologia a carico del gomito: strutture anatomiche, sintomi, trattamento e riabilitazione.

venerdì 19 marzo 2010

I traumi della mano nello sci





La lesione del legamento ulnare collaterale del pollice costituisce una delle patologie più ricorrenti tra gli sciatori. Il ricco ventaglio di sintomi annoverano dolore acuto, impossibilità alla presa, tumefazione ed ematoma. La fotografia del Dott. Massimo Massarella: "La lesione è dettata da violenta abduzione del pollice che determina la rottura del legamento stesso"


Nel caso degli sciatori, può accadere che il pollice subisca una violenta abduzione, indotta dal bastone che funge da leva. Cosa fare in questo caso? Innanzitutto si rendono necessari gli accertamenti diagnostici, ossia diagnosi clinica esame radiologico ed ecografia. Il successivo trattamento, dipende in maniera massiccia dal grado della lesione. In caso di minima distrazione del legamento collaterale ulnare, è particolarmente indicato il ricorso al trattamento ortesico (apparecchio gessato ndr).

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Vi sono poi lesioni di grave entità, che comportano un distacco osseo e che richiedono pertanto un intervento chirurgico. Tecnicamente, si parla di Lesione di Stener, come approfondito dallo specialista, il Dott. Massimo Massarella: "Si tratta di lesione traumatica del legamento collaterale ulnare del pollice. Tale legamento è di fondamentale importanza nella stabilità dell'articolazione metacarpofalangea".

Come accennato in precedenza, gli sciatori sono soggetti a questa tipologia di incidenti proprio in virtù delle dinamiche e delle condizioni che regolano questo sport. Nel dettaglio, il meccanismo di lesione può derivare da una caduta rovinosa dagli sci, con il bastone che punge da leva esercitando pressione sul pollice. Il corredo di sintomi è piuttosto corposo: "Dolore acuto a livello dello spazio tra il I° ed il II° dito, con impossibilità alla presa ed all'opposizione, tumefazione ed ematoma", la sintesi del Dott. Massimo Massarella.

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Il trattamento osservato dipende in misura maggiore dal grado della lesione. Il primo passaggio concerne gli accertamenti diagnostici, relativi a diagnosi clinica, esame radiologico del primo raggio della mano ed ecografia. In presenza di una minima distrazione del legamento collaterale ulnare può essere indicato il ricorso al trattamento ortesico o apparecchio gessato. In presenza di instabilità assai gravi, è opportuno intervenire chirurgicamente. Per quel che attiene alla fase riabilitativa, il Dott. Massimo Massarella non ha dubbi: "Nelle lesioni semplici viene applicato un tutore per un periodo di tre settimane circa, accompagnato da esercizi tesi al recupero delle capacità propriocettive e della forza di opposizione e presa; nel caso opposto, vale a dire in presenza di traumi gravi con frammento osseo, è richiesto un lavoro specifico attraverso la ginnastica".

In ultima analisi, la tempistica, fattore che ovviamente gode di assoluto interesse, soprattutto per chi, afflitto da questa patologia, spera di accelerare il rientro. "Il tempo di recupero si aggira intorno ai 3 mesi" - la chiosa dello specialista.